La replica del pastore Passaretti, responsabile della Chiesa Nuova Pentecoste

 

Il 22 dicembre 2020 è stato pubblicato un articolo su una testata giornalistica locale dal titolo “L’AREA DI VIA DE FILIPPO RITORNA ALL’ENTE” e sottotitolo “Il Municipio vince la causa e rientra in possesso dell’ex sito della Chiesa Evangelica”. Si tratta di una notizia inesatta e fuorviante, in quanto lascia intendere ai lettori del giornale un fatto non vero. Per mera precisazione, il ricorso è ancora pendente presso il T.A.R. e, fino ad oggi, non vi è stata nessuna pronuncia da parte del Tribunale.

 

foto tenda 1

Malauguratamente, la comunità evangelica di Aversa che rappresento è abituata a non essere interpellata sui fatti che riguardano il possesso dell’immobile in questione. Se il giornale mi avesse preventivamente contattato le avrei spiegato i termini di questa vicenda che è, nostro malgrado, finita nelle aule della giustizia. Per la stessa ragione mi sono lamentato direttamente con il primo cittadino aversano, dott. Alfonso Golia, con una lettera inviata al suo Ufficio in data 24 gennaio u.s. dove espressamente argomentavo: “Per tale motivo il provvedimento di revoca della concessione deliberato dalla Giunta Municipale in data 11 dicembre 2019 ha colpito la nostra comunità senza alcun preavviso, in totale disattesa dei banali principi di etica istituzionale che impone a chi esercita il governo urbano, quantomeno un dialogo formale con le parti ( in questo caso la nostra chiesa) che compongono il tessuto sociale prima di operare un provvedimento che prevedibilmente avrebbe suscitato qualche reazione”.

Giusto per favorire la conoscenza al pubblico della nostra realtà riferisco qualche dato di presentazione della Comunità religiosa. La Chiesa Evangelica “Nuova Pentecoste” di Aversa conta circa un migliaio di membri aderenti ed ha una presenza storica in città, con una propria sede in Via Verdi, già a partire dall’anno 1973. Nell’anno 1984 ci siamo trasferiti nella struttura di Via De Filippo 6 (quella in questione). A partire dall’anno 2004 abbiamo trasferito alcune attività in una seconda sede ubicata in località Ponte Mezzotta che è più prossima ai Comuni di Giugliano e Sant’Antimo, piuttosto che ad Aversa centro. In via De Filippo non sono mai state interrotte le attività sociali e spirituali della Chiesa. La Chiesa “Nuova Pentecoste” di Aversa è sede centrale di un circuito di chiese consorelle ubicate nell’agro aversano. La chiesa si occupa di progetti missionari e umanitari nelle aree più depresse del mondo mediante la ONG A.M.E.N. di cui sono presidente. La comunità religiosa è costantemente impegnata sul territorio con progetti di aiuto sociale alle famiglie e con un programma di assistenza alle persone più bisognose ed emarginate del contesto cittadino. La stessa è sede dell’Ufficio di Presidenza della Consulta Evangelica, organismo federale di rilievo nazionale che rappresenta centinaia di chiese evangeliche nel paese.

La presenza di famiglie evangeliche nel territorio cittadino risale invece agli anni 60, quando in città vi era la sede di una piccola missione evangelica battista che si è trasferita in altro luogo. Mi fa piacere citare anche qualche riferimento storico sulla presenza del protestantesimo nell’agro aversano, poiché ad Aversa, in pieno periodo di Controriforma, vi erano cellule di credenti di fede riformata/protestante seguaci del riformatore spagnolo Juan de Valdes arrivato a Napoli nell’anno 1533. Questi credenti leggevano le Sacre Scritture e professavano una fede cristiana più intimista. In mezzo a questo gruppo spiccava la figura di Giovan Bernardino Gargano, rampollo della nobiltà aversana (pare appartenesse ai Conti normanni), il quale fu accusato di eresia dal Santo Officio di Napoli e condannato a morte insieme ad altro noto seguace di Juan de Valdez, Gian Francesco Alois da Caserta. Ambedue furono giustiziati a Napoli, la sera del 4 marzo 1564, nella Piazza del Mercato mediante decapitazione e i loro corpi furono arsi di fronte alla folla, per decreto del Tribunale inquisitore. Si consideri anche che, tra i banchi delle nostre chiese, vi sono credenti e famiglie che hanno vissuto personalmente la persecuzione pentecostale in epoca fascista. Tra le vittime del regime non vi furono soltanto gli ebrei e gli oppositori politici; ci riferiamo alla minoranza cristiana di fede pentecostale che fu oggetto di un provvedimento repressivo, firmato nel 1935 dal ministro dell’Interno Buffarini Guidi, che mise di fatto fuori legge i pentecostali, il cui culto era ritenuto «contrario all’integrità fisica e psichica della razza». La persecuzione della polizia contro i pentecostali sopravvisse anche in età repubblicana, ben oltre la fine del regime fascista e ben oltre l’avvento della Carta costituzionale. L’abrogazione della circolare avvenne soltanto nel 1955, in sede giudiziale.

Siamo anni luce lontani dall’apertura di papa Francesco che, il 28 luglio 2014, fece visita alla comunità pentecostale di Caserta chiedendo pubblicamente perdono alle chiese pentecostali per la connivenza del clero cattolico nella decisa repressione dello Stato fascista contro i pentecostali. Riteniamo che gli attuali modelli giuridici antitotalitari siano un patrimonio del diritto di ogni uomo (anche se non tutti gli Stati li applicano) così come cita la Dichiarazione universale dei diritti umani (1948) e che, in tal senso, la libertà religiosa è considerata «fondamento di tutte le altre libertà». È piuttosto evidente che in giro, attualmente, si respiri un’aria più diversamente “monoculturale” e le differenze ecclesiastiche non sono viste più come una minaccia o un elemento di antagonismo. Ma oggi, in virtù di alcune circostanze, per noi che rappresentiamo una minoranza religiosa nell’agro aversano, ci sembra di rivivere spettri medievali, dove il potere politico, invece di favorire la crescita e lo sviluppo di settori sani della comunità cittadina, si accanisce in maniera iniqua nei confronti di cittadini che non chiedono altro di avere un posto dove pregare e poter esercitare la propria missione spirituale e sociale. I nostri locali sono resi disponibili anche per le attività sociali della comunità cittadina. Lo strappo del locale di culto dalle ginocchia di questi credenti è un’offesa al cielo oltre che alla giustizia degli uomini. La sordità e la indifferenza dell’attuale amministrazione cittadina che per vocazione politica e colore sociale dovrebbe tutelare gli interessi legittimi di una minoranza come la nostra, ferisce nel profondo la nostra identità comunitaria.

Ho scritto al Sindaco Alfonso Golia che intende trasformare la chiesa in un parcheggio: “le idee, le persone, le aggregazioni sociali sono più importanti delle autovetture e dei parcheggi. Tanto più che l’appezzamento di terra che ospita la chiesa non risolverà i problemi di parcheggio della città di Aversa, sia per la distanza dalle stazioni ferroviarie, sia per l’esiguità degli spazi a disposizione”.

Perciò, vogliamo far sentire la voce degli evangelici aversani che fanno appello alla comunità cittadina e alle forze politiche e sociali al fine di sostenerci in questa odiosa battaglia per il diritto di esercitare liberamente il nostro culto. La Bibbia, su cui fonda la nostra fede, dichiara: “Cercate il benessere della città dove vi ho fatto condurre in cattività. Pregate il Signore per essa, perché dal suo benessere dipende il vostro benessere” (Geremia 29:7).

Pastore Evangelico

Michele Passaretti

 

COMUNICATO STAMPA

Aversa, 16 febbraio